Ottavio Bottecchia, l’eroe, il mito!

Una storia molto raccontata ma poco conosciuta! Ragione per cui mi è venuta voglia di riprendere il materiale che fu utilizzato nel 2019 per alcuni articoli pubblicati sul giornalino ufficiale de La Ciclostorica “dalle cascate al lago”. Che alla seconda edizione gli fu dedicata anche per via di alcuni passaggi agonistici in Valle del Liri. La storia di Ottavio è straordinaria non solo e non tanto per come è morto ma, a mio avviso, soprattutto per come è vissuto. Con una avventura sportiva breve e con un palmares che, a guardare solo i risultati, è certamente inferiore a tanti altri. Ma i campioni si distinguono per come vivono e non (solo) per quanto vincono!

Le foto pubblicate nella gallery sono una piccola selezione di quanto ottenuto a suo tempo per gentile concessione dell’archivio ufficiale di Stato Francese.

Note biografiche.

Muratore e carrettiere, ultimo di otto figli, ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale nel 6’ Battaglione Bersaglieri Ciclisti utilizzando dapprima una “Bianchi a perno fisso e ruote di gomma piena” poi sostituita con una Gerbi. Tre volte prigioniero e tre volte fuggitivo è stato insignito di Medaglia di Bronzo al valor militare per le sue azioni di guerra.

Famiglia numerosa e di eroi perché anche il fratello Giovanni, di tre anni più grande e che tornerà nelle vicende familiari più avanti, è stato Bersagliere Ciclista oltre che paracadutista e insignito di Medaglia d’Argento al valor militare; tra i vari episodi, va ricordato che Giovanni fu internato insieme alla sorella Maria. Quest’ultima non ha avuto riconoscimenti di alcun tipo ma, fino all’ultima intervista rilasciata nel 1974, si è sempre espressa in modo polemico e non ha mai smesso di rivendicare la medaglia d’oro per sé stessa e per entrambi i fratelli.

Nel 1926 Ottavio, forte del nome legato ad imprese ciclistiche memorabili iniziate nel 1923 ed ancora nel pieno della sua vicenda sportiva, ha avviato una produzione di biciclette a proprio marchio insieme all’amico e già produttore Teodoro Carnielli.

Muore in circostanza misteriose a giugno del 1927, pochi giorni dopo il fratello Giovanni. La ricostruzione di quanto realmente accaduto è complicata ma, a distanza di tantissimi anni, appare credibile collegare gli eventi su base logica. Utilizzando articoli di giornale dell’epoca, spunti di tipo processuale, elementi tratti da ricostruzioni ed ipotesi diverse, in alcuni casi oggettivamente “fantasiose”. In questo tipo di ricostruzione, che non può e non vuole avere alcuna pretesa di verità, assumono una qualche importanza anche i sospetti adombrati dal parroco sul reale andamento dei fatti già durante l’omelia funebre.

Ma veniamo a quanto accaduto… il 22 maggio Giovanni muore a seguito dell’investimento da parte dell’auto di proprietà di Franco Marinotti, personaggio importante del fascismo, industriale fondatore della Snia Viscosa e testimone di nozze di Mussolini. Alcune ricostruzioni giornalistiche dell’epoca parlano di un’offerta di risarcimento alla famiglia di 100.000 lire rifiutata in malo modo da Ottavio che, pare, si sia anche lasciato andare a pesanti insulti personali nei confronti di Marinotti. Il 3 giugno, mentre è in allenamento solitario, avviene il fatto! Ottavio viene ritrovato agonizzante sul bordo della strada… la “caduta” aveva provocato fratture alla base cranica e alla clavicola senza danni alla bici(!) Condotto all’ospedale di Gemona muore dopo 12 giorni di agonia durante i quali, lui stesso, ha sempre negato ogni ipotesi di pestaggio o aggressione. Tuttavia, durante le indagini venne accreditata la testimonianza di un contadino che lo aveva bastonato per evitare un furto d’uva (il 3 giugno) mentre la stessa testimonianza in sede processuale si trasformò in furto di ciliegie. La ricostruzione dei fatti rende probabile l’ipotesi di un “pestaggio punitivo” finito male che lui stesso e la famiglia hanno coperto per via di un’assicurazione sulla vita di Ottavio di ben 500.000 lire. Ovviamente valida per il caso di infortuni sul lavoro. La stessa moglie Caterina non ha mai rilasciato dichiarazioni sull’argomento negli anni successivi.

Significativa anche la circostanza che al funerale fossero assenti Girardengo, Binda e tutti i migliori ciclisti italiani dell’epoca mentre erano presenti diversi francesi con in testa il suo grande rivale e capitano nel primo Tour Henri Pelissier.

Note sportive

Difficile dire quale sia stato l’inizio vero della carriera ciclistica. Forse dilettante nel 1919 e nel 1920 viene inquadrato Professionista Junior e corre da indipendente nelle stagioni 1921 e 1922. Nella primavera del 1923 partecipa al Giro d’Italia piazzandosi 5’ assoluto e primo degli “isolati”. Diventa professionista subito dopo con l’ingaggio da parte della squadra francese “Automoto” per partecipare al Tour de France al servizio del capitano Henri Pelissier. Nel secondo giorno di gara diventa il primo italiano della storia a vincere una tappa al tour e ad indossare la maglia gialla. Si piazza secondo nella classifica finale alla sua prima partecipazione per poi vincere in maniera nettissima le due successive edizioni. Nell’edizione del 1924 indossa la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Un record che, ovviamente, non potrà mai essere battuto ma che è tuttora ineguagliato.

Il suo palmares

1926

05 agosto  Vuelta Ciclista al Pais Vasco (Tappa n.2)

 1925

18 ottobre Giro della Provincia di Milano

19 luglio Tour de France

19 luglio Tour de France (Tappa n.18)

01 luglio Tour de France (Tappa n.7)

30 giugno Tour de France (Tappa n.6)

21 giugno Tour de France (Tappa n.1)

 1924

19 ottobre Giro della Provincia di Milano

20 luglio Tour de France

20 luglio Tour de France (Tappa n.15)

04 luglio Tour de France (Tappa n.7)

02 luglio Tour de France (Tappa n.6)

22 giugno Tour de France (Tappa n.1)

 1923

26 giugno Tour de France (Tappa n.2)

 1920

Giro del Piave 

Dato statistico 34 giorni in maglia gialla al Tour de France

Domenico Bartolomucci